Al Sommo Pontefice (visita ufficiale in Vaticano il 21 maggio 1984)

AL SOMMO PONTEFICE

NEL CORSO DELLA VISITA UFFICIALE IN VATICANO

(21 maggio 1984)

 

Santità,

Le porto il più caldo ringraziamento per l’amichevole accoglienza qui riservatami e per gli elevati sentimenti di affetto e simpatia che ella, mio tramite, ha voluto esprimere al popolo italiano.

Nell’attraversare il confine tra i nostri due Stati, rappresentato da quella linea marmorea sul basolato che congiunge le punte estreme del mirabile portico berniniano, riandavo con la mente al fatale settembre del 1943, quando iniziò il periodo più tragico della storia dell’Italia unita. Tutto quanto era stato conseguito dal Risorgimento fu rimesso allora e d’un tratto in discussione: l’indipendenza e la libertà della Patria, la dignità dell’uomo e il suo riscatto sociale. La Chiesa Cattolica e il clero italiano – è stato il grande storico laico Federico Chabod a rilevarlo – scrissero in quell’anno e nel terribile biennio che seguì una pagina esemplare ed in numerosi casi eroica per coraggio e carità cristiana a difesa dei deboli e dei perseguitati nel nostro Paese. Questa pagina – nella quale rifulgono spontanea generosità e trepida sollecitudine per le sorti d’Italia – fa ora parte della memoria storica più profonda del nostro popolo; e possiamo oggi affermare con sicurezza che ha reso definitivo il superamento dei lontani e acuti contrasti del periodo risorgimentale.

Da allora ad oggi, due sono stati i grandi eventi destinati a restare anche in futuro i punti fondamentali di riferimento nelle relazioni tra la nostra Repubblica e la Chiesa Cattolica. Il primo è la libera elezione da parte del popolo italiano nel 1946 dell’Assemblea Costituente, che sancì in forma solenne la perpetuazione dei Patti Lateranensi. Il secondo è il Concilio Vaticano II che con la costituzione Gaudium et Spes ha assecondato l’orientamento della trasformazione dei cosiddetti “Patti d’unione” del passato in quelli che con felice espressione sono stati denominati nuovi “Patti di libertà e cooperazione”. Questi due massimi sviluppi nella storia della nostra Repubblica e della Chiesa Cattolica nell’età contemporanea hanno dunque impresso la spinta decisiva per la conclusione del recente accordo di modificazioni dei Patti Lateranensi, conseguito e stipulato nello spirito di quella libertà di coscienza e religiosa che, insieme al pluralismo politico e culturale, garantisce all’uomo la possibilità di esprimere l’immensa ricchezza della sua anima. Libertà e cooperazione: quindi rispetto reciproco e sincera amicizia. Due sentimenti, due orientamenti fondamentali che, come hanno ispirato le recenti intese, del pari presiederanno all’attività degli organi collegiali costituiti per finalizzarle ed estenderle alle materie non ancora regolate.

L’Italia saluta con gioia e fervore questo sviluppo nei rapporti con la Chiesa, che rimarrà legato, Santità, al nome di Giovanni Paolo II, e in pari tempo rivolge, fra i Suoi predecessori, un reverente pensiero ai Pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI che protagonisti del Concilio – cooperarono alla felice soluzione oggi sotto i nostri occhi e di cui le indimenticabili figure rimarranno scolpite nel cuore del popolo italiano. In questa giornata, che è per noi tutti di intima e serena soddisfazione, credo – Santità – di rendermi esatto interprete del sentimento di tutti gli italiani se aggiungo l’espressione della nostra profonda solidarietà per la gloriosa Sua Patria, la Polonia, unita al mio Paese da plurisecolare destino di lotta e sofferenza per l’indipendenza nazionale e la libertà.

L’età contemporanea, malgrado l’enorme trasformazione tecnologica provocata dalle sconvolgenti invenzioni e scoperte di questo secolo, è tuttavia pervasa da una intensa inquietudine e da una angoscia esistenziale, che dall’intimità delle coscienze degli uomini emergono ed affiorano al livello della vita interna degli Stati e delle relazioni internazionali. L’ipotesi di una guerra nucleare che annienterebbe il miracolo della vita nel nostro mondo, il drammatico contrasto tra spese militari e bisogno di cibo ed aiuti per la sopravvivenza in due terzi del pianeta. l’impiego dei più abietti strumenti di repressione della libertà e della dignità dell’uomo. la pratica della tortura e della intimidazione morale e fisica in numerose regioni della terra. causano sconforto e disperazione nell’animo dei giovani e degli anziani e sembrano rimettere in forse valori e certezze del passato.

Con grande sensibilità Ella – Santità – ha avvertito gli immensi pericoli di questo delicatissimo momento.

Con personale e sofferta testimonianza, ha assolto ed assolve alla Sua funzione di Capo della Chiesa Cattolica con fermezza, con coerenza e con un’instancabile opera di pellegrinaggio e apostolato al servizio della causa della pace e della comprensione tra i popoli. Mi consenta Santità – di esprimerLe ancora una volta. a nome di tutto il popolo italiano, la nostra profonda ammirazione.

Di testimonianze come la Sua il mondo ha acuto ed intenso bisogno. E urgente ed indilazionabile offrire alle giovani generazioni la speranza di un’umanità che non viva più sotto L’incubo dello spettro della guerra nucleare, del conflitto tra la fame e l’opulenza e della frustrazione degli ideali di fraternità e solidarietà fra tutte le nazioni grandi e piccole. A livello internazionale è urgente ed indilazionabile recuperare un clima di mutua comprensione che riporti al dialogo e al negoziato. Sono queste le preoccupazioni e le indicazioni che noi desumiamo. Santità, dalle parole che oggi Ella ha pronunciato, dal Suo intimo mirabile messaggio per la Giornata della Pace e da tutta l’esperienza del Suo Pontificato. Con questi saggi ammonimenti il popolo italiano consente e mio tramite desidera oggi porgerLe il suo tributo di gratitudine ed esprimerLe ancora una volta il fermo proposito di cooperare per far sì che – come Lei non cessa d’invocare – la serenità non diserti il mondo e la pace alberghi nel cuore degli uomini.

****