Il programma minimo del Partito Socialista Italiano (1900)
PROGRAMMA MINIMO DEL PSI
APPROVATO AL CONGRESSO DI ROMA DEL 1900
Il Programma Minimo del Partito Socialista sta al suo Programma Massimo nei rapporti di mezzo a fine; in ciò consiste la sua distinzione qualitativa da tutti i programmi riformistici borghesi, per i quali le riforme sono fine a se stesse, ossia soddisfano volta per volta, ai bisogni del sentimento, eccitato dalla visione singola di questa o di quella maggiore o più evidente ingiustizia o malattia sociale, senza assalire le ragioni del male consistenti nell’organizzazione economica e politica della società umana.
Perciò il Programma Minimo socialista, quale noi lo concepiamo anziché essere una elencazione di riforme necessariamente incompleta perché essenzialmente mutabile col mutarsi delle condizioni esteriori dell’organismo sociale, economico e politico, preferisce quelle larghe correnti di trasformazione che sono da introdursi nel corpo della vita sociale d’Italia; e le singole riforme vengono indicate quasi a mero titolo di esemplificazione che non ha nulla di tassativo, e lascia libero il lavoro di elaborazione scientifica di ogni proposta, in coerenza col fine generale del nucleo di trasformazione cui essa appartiene.
Infine, il Programma Minimo socialista che si distingue essenzialmente, per il fine e lo spirito che lo anima, da qualsiasi piattaforma occasionale di agitazione in cui il nostro Partito possa trovare alleati, astrae dal criterio dell’attuabilità di ogni singola riforma nel congegno attuale e nel presente momento dello Stato italiano: suppone anzi che la richiesta, anche di riforme incompatibili con gli interessi organizzati dello Stato attualmente prevalenti, spingerà lo Stato stesso a trasformarsi in senso progressivo verso la libertà e la giustizia sociale.
Per tutte queste ragioni il Programma Minimo socialista deve contenere tutto ciò che serve ad organizzare ed educare economicamente, politicamente ed amministrativamente il proletario a preparare, assumere e mantenere la gestione della società collettivizzata.
E quindi deve accogliere:
tutte le riforme e tutte le istituzioni che giovano ad infondere nel proletariato il senso e la coscienza di classe e ad abituarlo, alla libera ed. efficace espressione politica de’ suoi interessi;
tutte le riforme e tutte le istituzioni che ponendo un argine allo sfruttamento capitalistico, elevano le condizioni economiche e morali del proletariato e lo iniziano all’amministrazione ed al governo della cosa pubblica, secondo leggi che siano emanazione della sua classe;
tutti i provvedimenti, infine, che, anche per altre vie, innalzano il valore e le condizioni del proletariato come classe, nei rapporti della capacità intellettuale e del vigore morale e fisico, o che provvedono i mezzi finanziari, necessari alle riforme che più direttamente lo interessano.
Così noi designamo tre ordini di trasformazioni sociali ad abbracciare tutte le riforme e le funzioni di un Programma Minimo veramente organico, ossia veramente socialista, perché in rapporto indefettibile con la conquista dello Stato da parte del proletariato ai fini della socializzazione dei mezzi di produzione.
Iº. Trasformazioni politiche
Stato democratico, dove il proletariato si senta realmente uguale – politicamente e giuridicamente – al capitalista; e quindi:
Suffragio universale, semplice, diretto e segreto, per tutti i maggiorenti d’ambo i sessi. – Elettorato passivo illimitato, salvo interdizione per infermità. – (Rappresentanza proporzionale, Referendum, ecc.).
Tutte le cariche, senza eccezione eleggibili, revocabili, responsabili, retribuite. (Abolizione del Senato – Giudice elettivo. – Indennità ai deputati, ecc.).
Libertà di tutte le opinioni e di tutte le manifestazioni: parola, stampa, riunione, associazione. – Guarentigie dell’esistenza e dello sviluppo di tutte le organizzazioni economiche: Cooperative Leghe, Sindacati, Camere di lavoro. – Responsabilità effettiva dello Stato e dei funzionari. (Habeas corpus e indennità alle vittime per errori giudiziari e di abusi di polizia. – Abolizione degli articoli 3 Legge di P. S. e 247, 251 Codice Penale. – Riconosciuta libertà di opinioni e di manifestazioni, in materia religiosa, politica, sociale, ai maestri, agli impiegati, ecc. – Deferimento alla giuria di tutti i reati d’indole politica e sociale, ecc.).
Neutralità assoluta dello Stato nei conflitti fra capitale e lavoro. – Libertà effettiva di coalizione e di sciopero. – (Divieto di sostituire la forza pubblica ai lavoratori in sciopero. – Abolizione degli articoli 165 e 167 Codice Penale. – Legge che tuteli la libertà delle Leghe e della coalizione di resistenza fra i lavoratori, ecc.).
Eguaglianza giuridica e politica dei due sessi.
Nazione armata. – Diritto di pace, di guerra e di stipulare trattati, affidato alla rappresentanza elettiva della nazione. – Abbandono di ogni politica coloniale a base di conquista militare.
Stato laico. (Abolizione del bilancio dei culti. – Tutte le organizzazioni religiose considerate alla medesima stregua e assoggettate ugualmente al diritto comune).
Decentramento politico ed amministrativo. – Comune autonomo. – Referendum comunale sostituito alla tutela della giunta provinciale amministrativa. – La polizia dei grandi comuni affidata ai municipi. – Modificazione dell’attuale legislazione nel senso di favorire la municipalizzazione dei pubblici servizi.
Accresciute guarentigie dei cittadini di fronte alla giustizia e alla polizia. – Riforma del gratuito patrocinio civile e penale, trasformato in ufficio pubblico elettivo, retribuito dallo Stato. – Istruttoria penale pubblica con assistenza di avvocato. – Riforma penitenziaria. (Abolizione della segregazione e degli inasprimenti di pena che demoliscono la personalità morale del condannato, e delle pene detentive per gli adolescenti. – Sviluppo della libertà condizionale e della condanna di prova. – Lavoro carcerario regolato in guisa da evitare lo sfruttamento dei reclusi e la concorrenza al lavoro libero, ecc.).
IIº. Trasformazioni economiche
Difesa sociale del salariato; leggi eliminanti la concorrenza nell’interno della classe proletaria; e quindi:
Limitazione e tutela del lavoro delle donne. – Riforma ed ampliamento della legge sul lavoro dei fanciulli – Giornata normale di lavoro e riposo settimanale di almeno 36 ore consecutive. – Proibizione del lavoro notturno, salvo casi di pubblica necessità. – Abolizione del truck-system. – Ispettori ed ispettrici per l’applicazione delle leggi operaie, eletti dalla classe lavoratrice e stipendiati dallo Stato.
Miglioramento della legge sugli infortuni del lavoro. – Ispettori tecnici sopra l’igiene e la sicurezza nelle fabbriche. – Riforma della cassa di previdenza per i vecchi, chiamati a parte dell’amministrazione. – Assicurazione obbligatoria operaia per le malattie e il puerperio.
Sviluppo del sistema dell’arbitraggio con l’estensione del probivirato alle campagne – Giurisdizione degli arbitri sui regolamenti di fabbrica.
Concessione dei lavori pubblici, a parità di condizioni, alle associazioni cooperative di lavoratori.
Riforma dei patti colonici a vantaggio dei lavoratori.
ibertà e difesa dell’emigrazione proletaria.
Nazionalizzazione delle industrie dei trasporti, delle cave, miniere, ecc. e loro esercizio di Stato quando non sia possibile l’esercizio cooperativistico dei lavoratori.
Uffici o ministero del lavoro, assistiti da rappresentanze elettive di lavoratori organizzati.
IIIº. Trasformazioni amministrative e tributarie
Riforme e istituzioni che, all’infuori dei campi contemplati nei due gruppi precedenti elevano il valore del proletariato come uomo e come cittadino, ne migliorano le condizioni come consumatore e provvedono ai mezzi finanziari indispensabili ad altre riforme già indicate; e quindi:
Istruzione obbligatoria, laica, gratuita fino alla 3′ classe elementare. – Istruzione complementare, parimenti obbligatoria e gratuita, per almeno altri quattro anni, e, con essa, istruzione professionale tecnica od agraria. – Sovvenzioni, agli scolari poveri, di vitto, vesti, mezzi di studio. – Università popolari (estensione universitaria). – Autonomia universitaria. – Miglioramento ed eguaglianza delle condizioni dei maestri e delle maestre.
Sviluppo dell’igiene pubblica. – Redenzione delle terre incolte. – Lotta contro le malattie professionali.
Trasformazione delle opere pie.
Riforma tributaria: Abolizione dei dazi di frontiera sul grano e sugli altri generi di consumo popolare. – Abolizione del dazio consumo e di ogni imposta indiretta. – Imposta unica progressiva e globale sui redditi e sulle successioni. – Tassazione intesa ad elidere gli arricchimenti dovuti allo sviluppo della società e indipendenti dall’industria del proprietario. – Soppressione o riduzione delle spese improduttive (esercito, pensioni, burocrazia, ecc.). – Massimo e minimo di stipendio per gli impiegati dello Stato. – Riduzione degli interessi del debito pubblico.
PSI, Rendiconto del VI Congresso Nazionale, Roma, 8-11 settembre 1900, Roma, 1901.
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