Relazione: “Francesco Saverio Merlino: alle origini del socialismo liberale” (12/02/2004 – F. Mirante)
FRANCESCO SAVERIO MERLINO: ALLE ORIGINI DEL SOCIALISMO LIBERALE
Conferenza tenuta da FRANCECO MIRANTE per il CE.S.P. – Centro Sandro Pertini
A.S.I.S. – Archivio Storico Iconografico del Socialismo – Centro studi Nevol Querci
Roma 12 febbraio 2004
1. La sua vita.
Mi soffermo innanzitutto sulla figura di F.S. Merlino e sugli aspetti salienti della sua vita.
Egli nacque a Napoli il 15 settembre 1856 in seno ad una famiglia della media borghesia.
Il padre, magistrato borbonico, fu collocato in pensione col grado di consigliere di Corte d’Appello dopo la proclamazione del Regno d’Italia, che egli avversava.
Il Merlino si laure in Giurisprudenza giovanissimo. Comp gli studi all’Universit di Napoli dove, in quel tempo, insegnavano il De Sanctis, il Settembrini ed altri insigni rappresentanti della generazione risorgimentale. Fin d’allora, come egli dir, “mi si inocularono nel sangue i principi del socialismo”. Tali principi incominciarono ad illuminare il suo animo a seguito della lettura degli scritti di Vincenzo Russo e, pi ancora, di Carlo Pisacane e ricevettero un impulso vigoroso dalla predicazione del russo Michele Bakunin. Decise pertanto di entrare subito nelle file della Prima Internazionale.
Immaginate la tragedia familiare: il padre, come ho detto, magistrato borbonico vedeva in lui un severo magistrato. E invece lo vide ben presto un militante anarchico. Appunto:che tragedia!
Il Merlino si distinse subito, all’interno dell’Internazionale, per il suo fervido impegno propagandistico. Nel 1878, a ventidue anni, assunse la difesa di un gruppo di imputati fra cui Carlo Cafiero, anarchico, che dal 1871 era stato tra i principali organizzatori della Prima Internazionale in Italia, ed Errico Malatesta, che, con lo stesso Merlino, avrebbe poi fondato, nel 1891, la Federazione Anarchica Italiana. Il processo si svolse a Benevento e si concluse con un’assoluzione generale per il fallito moto insurrezionale di San Lupo, una localit appunto del beneventano.
Nel 1879 fond lui stesso, insieme con Giovanni Romanico, il Movimento Sociale e, un po’ pi tardi, entr nella redazione napoletana de “Il grido del popolo”. La polizia gli si mise “alle calcagna” e lo arrest pi volte, facendogli subire anche un paio di processi, in uno dei quali fu condannato ad un mese di carcere.Nel 1883, prendendo pretesto dall’affissione a Roma di un manifesto commemorativo della Comune parigina, fu arrestato insieme ad altri anarchici, un certo numero dei quali, tra cui il Merlino ed il Malatesta, fu tradotto davanti ai giudici. Il Merlino fu condannato a quattro anni, Malatesta a tre. Dopo pochi mesi la sentenza del Tribunale di Roma fu confermata in sede di appello e, prima che diventasse esecutiva, sia il Merlino che il Malatesta, nel 1884, si rifugiarono all’estero: il Merlino in Francia, il Malatesta nell’America Latina. Si rinsald tra i due un’affettuosa amicizia ( nata molti anni addietro sui banchi di scuola) ed ebbe inizio una stretta collaborazione, durata per tutto il decennio dell’esilio.
Francesco Saverio Merlino, costretto a vivere all’estero con scarsi mezzi, procurati talvolta con attivit manuali, e dedito anima e corpo all’azione politica, che lo espone a rischi che gli rendono incerto il presente e l’avvenire ( come quando fu espulso dalla Francia), riusc a compiere, in questo stesso periodo, studi severi, grazie anche alla sua buona conoscenza delle lingue straniere. In quegli anni, infatti, collabor a periodici italiani, a riviste inglesi e francesi, e pubblic anche due libri: “Socialismo o Monopolismo” (1887) e “L’Italie telle quell’est” (1890).
Difficile, anche per difetto di notizie precise, seguirlo nelle sue peregrinazioni. Si pu dire che prese dimora a Londra, ma fu in Francia, in Belgio, in Germania, a Malta. Nel 1889 partecip al Congresso di Parigi, in cui fu fondata la Seconda Internazionale, e vi sostenne uno scontro polemico con i socialisti marxisti. Nel 1892 si rec negli Stati Uniti, dove diede vita al periodico “Il grido degli oppressi”. Durante la sua permanenza in questo paese, costitu il primo sindacato tra gli immigrati italiani. Per ovvi motivi, nello stesso anno 1892, non pot partecipare al congresso di Genova che segn la separazione dei socialisti dagli anarchici.
Nell’inverno 1893-1894 l’Italia era in fiamme. Era l’inverno dei moti dei Fasci in Sicilia e del tentativo insurrezionale anarchico nella Lunigiana. Anche all’estero si credette giunto il momento di un’azione decisiva. Errico Malatesta, Francesco Saverio Merlino e Carlo Malato entrarono di nascosto in Italia con l’idea di cooperare alla rivoluzione. In particolare, Merlino si rec a Napoli, dove fu denunciato da una spia e arrestato; nei suoi confronti fu subito riesumata la vecchia condanna del Tribunale di Roma del 1884 e fu mandato al reclusorio di Montesarchio, in provincia di Benevento, per l’espiazione della pena. Il direttore del carcere, in un documento d’archivio datato 1895, cos lo descrive: ” E’ assai tranquillo, serio coi compagni e poco comunicativo; passa quasi tutto il giorno a scrivere opere scientifiche”. Aveva trascorso in carcere due anni, e sarebbe dovuto rimanervi altri due. Senonch, beneficiando di un’amnistia e grazie anche ad uno stratagemma messo in atto da un suo parente magistrato, il Merlino pot riacquistare la libert nel 1896. Fiss la sua residenza a Roma.
I due anni di prigionia furono decisivi per l’evoluzione del suo pensiero politico. Come dir meglio tra poco il Merlino, rifiutato il marxismo, fortemente critico nei confronti dell’anarchismo, del comunismo, del collettivismo e degli altri sistemi socialisti, matur il disegno di un lavoro che pu essere considerato, secondo gli studiosi, un bilancio teorico e critico del socialismo europeo di fine secolo, e che ,nello stesso tempo, propone una visione del socialismo veramente nuova.Questa sua opera intitolata “Pro e contro il socialismo.Esposizione critica dei principi e dei sistemi socialisti”.
Nel 1899 l’Italia si dibatteva ancora in una preoccupante crisi politica e sociale e ci si stava faticosamente avviando verso un ritorno alla normalit. Il 29 luglio 1900 l’anarchico Bresci esplose alcuni colpi di revolver contro il re Umberto I che rimase ucciso. Dopo il rifiuto di Turati, scelto in un primo momento dal regicida come difensore, il Turati stesso sugger in sua vece il Merlino, il quale accett. Nel processo si batt “come un leone”, col Presidente che lo interrompe spesso e lo invita a “mantenersi strettamente nei limiti della causa”, e con un pubblico di funzionari e di guardie di pubblica sicurezza che mormora spesso contro il difensore. Com’e’ noto, Bresci fu condannato ma, non riuscendo a sopportare la durezza della condanna, si suicid in carcere. Sul finire del 1899 Merlino entr nel Partito Socialista, anche per le sollecitazioni degli amici napoletani; in particolare quelle del gruppo che faceva capo ad Antonio Labriola e ad Enrico Leone.
Ben presto, per le sue convinzioni anti-marxiste, il Merlino si trov a disagio nel Partito e , abbandonata l’attivit politica, si dedic per alcuni anni alla professione di avvocato e ai suoi studi prediletti. Comunque, separatosi, come abbiamo visto, dagli anarchici e non compreso dai socialisti,non si chiuse in un isolamento sdegnoso: non glielo consentiva il suo animo affettuoso ed espansivo. Conserv per tutta la vita care amicizie, come quella con Errico Malatesta e con Luigi Fabbri. Fu contrario alle imprese coloniali dell’Italia e al suo intervento nel primo conflitto mondiale. La crisi italiana del primo dopoguerra e il conseguente formarsi del movimento fascista lo ricondussero all’attivit politica e di scrittore. Si colloc a sinistra, ma non si leg a nessun partito. Il suo maggiore impegno lo dimostr nelle aule giudiziarie dove, talvolta con rischi personali, assunse la difesa di militanti antifascisti.
L’ultima battaglia della sua vita fu combattuta su due fronti: quello della lotta contro il fascismo e la reazione e quello della opposizione al bolscevismo che, come sappiamo, aveva in Italia, gi in quegli anni, molti proseliti. Nel 1924, anno del delitto Matteotti, pubblic l’opuscolo ” Fascismo e Democrazia ” e, l’anno seguente, il volumetto edito dal Gobetti ” Politica e Magistratura dal 1860 ad oggi in Italia”, sui quali mi soffermer tra poco. Il Merlino mor a Roma il 30 giugno 1930: era nato, settant’anni prima, sotto il dispotismo borbonico…moriva sotto quello fascista.
2. Il suo pensiero politico
Il suo pensiero politico si rileva dai suoi libri, tradotti per la maggior parte in molte lingue, e dai numerosissimi articoli scritti nelle riviste italiane e straniere. L’evoluzione del suo pensiero ci mostra tre figure politiche del Merlino.
- F. S. Merlino anarchico e, come la maggioranza degli anarchici, critico nei confronti del marxismo;
- F.S. Merlino anarchico e contemporaneamente severo critico di alcune caratteristiche dell’anarchismo. Nel 1892, insieme ad Errico Malatesta, combatte con decisione le tendenze individualistiche che si erano manifestate in modo anche accentuato nel movimento anarchico internazionale. Conduce un’intensa battaglia sia contro i cosiddetti “amorfisti”, avversi ad ogni forma di organizzazione (” ….siamo anarchici: ma anarchia per noi non amorfia, bens associazione di liberi ed uguali..”- da “Dell’Anarchia o Donde veniamo e dove andiamo!”). Una battaglia altrettanto intensa la conduce, sempre insieme al Malatesta, contro il cosiddetto “ravancholismo terroristico”, definito da lui una “forma aberrante di azione individuale”. In un’altra occasione, a proposito del terrorismo individuale dice:”Oh Anarchia, quante follie e quanti delitti in tuo nome!”. In un’altra occasione ancora sostiene : “W. Morris ha detto che l’anarchia individualista la negazione della societ. Io aggiungo che essa la negazione dello stesso individuo”. Ci che pi colpisce il pathos morale che si esprime in affermazioni come questa: “..per riformare la societ bisogna riformare l’uomo e il suo carattere…”. Affermazione spesso ripresa- noi lo possiamo dire con profondo compiacimento!- anche da Sandro Pertini ed oggi sostenuta e commentata da molti filosofi dello spirito. Nel 1893, al rifiuto dell’anarchismo individualista ha aggiunto anche la contestazione dell’anarchismo comunista allora prevalente nel movimento anarchico internazionale.
- F.S. Merlino insoddisfatto di tutti i sistemi socialisti porta avanti, come ho accennato, una nuova visione del socialismo, che tratta nella sua opera principale ” Pro e contro il socialismo. Esposizione critica dei principi e dei sistemi socialisti “- un volume di quasi quattrocento pagine, edito nel 1897 a Milano, dai Fratelli Trevis.
Mi soffermer brevemente su questa figura del Merlino e su questa sua opera perch a mio giudizio proprio da queste che si ritrovano, evidenti, le origini del socialismo liberale italiano ed europeo!
3. Pro e contro il socialismo – Esposizione critica dei principi e dei sistemi socialisti
Quest’opera stata definita da Aldo Venturini, il massimo studioso di F.S.Merlino, un bilancio teorico e critico del socialismo europeo di fine secolo, esaminato nelle sue varie scuole e tendenze. Merlino apre nuovi orizzonti al socialismo: alla concezione economica del marxismo contrappone una concezione etico-giuridica che ha il suo fondamento in una teoria della giustizia. Ci in connessione con la considerazione che egli non concepisce il socialismo come una teoria scientifica ma come una grande tendenza umana secondo la quale “al di sopra degli interessi divergenti delle varie classi sociali si sono venuti formando da tempo immemorabile principi e sentimenti comuni a tutti gli uomini, e questi principi e sentimenti comuni sempre pi sviluppati tendono a prevalere sugli interessi e sugli egoismi di classe e sono attualmente i veri propulsori, anzi i veri fattori del socialismo”.
Per Merlino, nel socialismo bisogna tenere distinti due aspetti: i principi, che ne costituiscono la parte essenziale e duratura e le forme proposte per la loro attuazione, che ne rappresentano la parte accessoria e caduca. Come non esiste una teoria unica, cos non esiste una forma unica senza la quale il socialismo non . Se si accetta una teoria unica e una forma unica, bisogna fare attenzione: la forma unica che potrebbe essere usata , potrebbe distruggere l’essenza del socialismo. Al riguardo osserva Aldo Venturini: ” E’ appunto ci che avvenuto nei paesi del cosiddetto socialismo reale dove stato reale non il socialismo ma il collettivismo burocratico nella sostanza antisocialista”. I fatti hanno dato, pertanto, ragione al Merlino. Le sue parole si sono dimostrate profetiche!
In confutazione con la tesi marxista il Merlino afferma che il socialismo non il portato di una necessit storica, ma deriva da una profonda esigenza di giustizia, intesa questa come idea-forza; il socialismo non il trionfo di una classe sulle altre, ma il prevalere dell’interesse generale sugli interessi particolari: se mette in primo piano le aspirazioni emancipatrici della classe operaia, fa sue, nello stesso tempo, anche le istanze di giustizia della media e piccola borghesia, nonch le spinte rinnovatrici di qualsiasi parte della societ esse provengano.
Scrive Merlino nella “Rivista Critica del Socialismo”, da lui diretta: “La lotta non si presenta come fu immaginato che dovesse presentarsi: operai da una parte, dall’altra borghesi di tutte le condizioni. Una parte di Borghesia disposta a fare causa comune con la classe operaia: bisogna accettarne il concorso non solo, ma dirigerne la forza all’attuazione del socialismo. Il quale oramai pi che la bandiera di un partito o di una classe: l’aspirazione dell’Umanit ad un pi alto livello di benessere, di moralit, di civilt”.
Il socialismo quindi, secondo Merlino, non si realizza instaurando, in virt di una conquista legale o rivoluzionaria del potere, un modello di societ bell’e preparato; ma promuovendo e attuando serie riforme che devono investire da tutti i lati la societ, trasformandola , e costituire un tutto organico. La dinamica delle riforme mette in movimento l’intera societ.
Interessante anche ci che pensa il Merlino a proposito della rivoluzione. Le sue considerazioni al riguardo sono state formulate alla fine dell’800 sulla base della situazione della societ di quell’epoca: la rivoluzione non chiamata ad attuare il socialismo; pu non escludersi la crisi rivoluzionaria, intesa come conflitto materiale di forze opposte, ma essa non che l’episodio conclusivo del processo di trasformazione della societ, episodio che non costituir una catastrofe, bens una sistemazione.
Alla collettivizzazione dei possessi il Merlino sostituisce la socializzazione delle rendite e dei profitti; alla gestione statale dei mezzi di produzione e di scambio contrappone l’autogestione economica da parte dei lavoratori e delle loro associazioni.Quanto allo Stato, il problema non pi visto da lui nella prospettiva anarchica della sua abolizione, bens in quella democratica della sua trasformazione. Tale trasformazione non pu non essere in senso antiautoritario.
Lo storico del socialismo Lucio Fiorentini nel suo libro intitolato “L’evoluzione del socialismo alla fine del secolo XIX”, ha giustamente sostenuto che il Merlino per primo aveva iniziato, sin dal 1891, in Europa la critica del marxismo da un punto di vista socialista. Lo seguirono, con orientamenti teorici differenziati, il Sorel in Francia e il Bernstein in Germania. In particolare Sorel scriver nelle sue “Confessioni” ( Roma, 1910): “Il libro pubblicato da Saverio Merlino col titolo Pro e contro il socialismo, mi fece comprendere che era venuto il momento di romperla con ci che si chiamava l’ortodossia marxista”.
I rapporti del Merlino con Bernstein furono in un primo tempo polemici, perch Bernstein era inizialmente su posizioni ortodosse rispetto al marxismo. Dal 1898, cio da quando Bernstein present il manifesto del suo revisionismo, i rapporti mutarono sostanzialmente. Nel 1899 Bernstein invi a Merlino un capitolo del suo notissimo libro, allora in corso di stampa, intitolato “I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia”, accompagnandolo con una lettera nella quale gli diceva di essere perfettamente d’accordo con lui e di sostenere, proprio in questo testo di imminente pubblicazione, le sue stesse idee, sebbene non affermate con la medesima forza e decisione che lo distinguevano.
Nello stesso tempo si sente molto rincrescimento quando si deve ricordare che il libro “Pro e contro il socialismo”, come abbiamo visto tanto apprezzato all’estero, stato, per la sua ispirazione antimarxista, con tanta caparbiet osteggiato dalla maggior parte dei socialisti italiani di partito. Uguale rammarico si sente quando si legge su”La revisione del marxismo in Italia” di Enzo Santarelli, studioso sempre molto informato, a proposito della rivista merliniana che ho gi ricordato ( Rivista critica del socialismo) che essa servisse alla diffusione in Italia delle tesi del Bernstein. Si comprende ancora di meno questo grave ridimensionamento della rivista – sappiamo infatti bene che non cos!!_ quando proprio ad essa l’autore ha ritenuto di dedicare un intero capitolo.
A “Pro e contro il socialismo” ha fatto seguito nel 1898 “L’Utopia collettivista e la crisi del socialismo scientifico”. In quest’ultima opera il Merlino, a maggiore chiarimento del suo pensiero, afferma che ” la societ socialista morfologicamente lo sviluppo e il perfezionamento dell’attuale….Le riforme propugnate come minime dai socialisti, non sono una menomazione dei principi, una concessione fatta alle esigenze della lotta elettorale, ma sono parte ed elemento del socialismo. Anzi, ne sono la sostanza”.
L’illustre sociologo francese Emilio Durkheim (1858-1917), considerato uno dei fondatori della sociologia moderna, si occupato anche di Merlino quando usc in Francia, nel 1898, un’altra opera di quest’ultimo, ossia ” Forme et essence du socialisme”. Il Durkheim ha recensito questo volume con un articolo pubblicato da un’importante rivista filosofica del tempo, dal titolo significativo:” La nuova concezione del socialismo” e dice: secondo Merlino “quello che preme conoscere l’altro socialismo, il socialismo obiettivo e fondamentale…Questo socialismo obiettivo si riconduce essenzialmente alle due tendenze seguenti ….:
- La tendenza verso un regime politico in cui l’individuo sar pi libero, non sar pi sottomesso alla presente gerarchia che l’opprime e il governo diretto del popolo diverr infine una realt;
- La tendenza verso un regime economico in cui le relazioni contrattuali saranno veramente eque, ci che suppone una pi grande eguaglianza nelle condizioni sociali….
Ogni rapporto tra individui che si trovano in condizioni sociali ineguali necessariamente ingiusto…E’ giusto che tutti gli uomini abbiano eguale accesso ai beni della natura e pi generalmente a tutte le sorgenti della ricchezza. Cos intesa la questione sociale appare sotto l’aspetto di questione giuridica. Quest’ideale di giustizia, che confessa oggi la coscienza morale dei popoli inciviliti, si tratta di farlo passare nel diritto positivo, di trasformarlo in istituzioni”.
Ricorda Aldo Venturini che non pu dirsi che Merlino da anarchico sia diventato socialista come se anarchismo e socialismo fossero termini contrapposti; vero che egli per tutta la vita profess il socialismo, che la costante del suo pensiero. Muovendo da una posizione iniziale di socialismo anarchico, giunse, dopo non pochi anni, ad una forma di socialismo libertario; cambi l’aggettivo, non il sostantivo, differenziandosi sia dal socialismo anarchico che dal socialismo democratico. Ebbe una concezione del socialismo che pu definirsi etico-giuridica.
Il Merlino non us mai il termine liberale per definire il proprio socialismo, ma nel suo socialismo libertario sono presenti le tesi fondamentali del socialismo liberale. Basti richiamare la sua teoria del valore che , insieme con la teoria della giustizia, al centro del suo pensiero. Da essa si ricava che anche in una societ socialista sar necessario un mercato costituito su basi egualitarie, dove la legge naturale della domanda e dell’offerta determiner il valore delle cose e regoler gli scambi ed i consumi.
Dice ancora il Venturini che giusto riconoscere al Merlino la paternit del socialismo liberale che oggi deve essere proposto come la terza via tra il cosiddetto socialismo e il collettivismo burocratico che ha caratterizzato i Paesi dell’Est e la socialdemocrazia. Per quanto riguarda la critica del marxismo Merlino, come ha detto espressamente, non pretese di confutare Marx; fu uno dei primi ad indicare quelli che a suo avviso erano i punti deboli della dottrina marxista, sui quali si esercitata la critica posteriore. Soprattutto si propose di dimostrare che le teorie economiche di Marx non sono essenziali al socialismo, il quale ha una propria giustificazione nei suoi principi costitutivi. Il socialismo era stato identificato col marxismo. Lui dissoci il socialismo dal marxismo dandogli un fondamento etico-giuridico.
Francesco Saverio Merlino fu circondato da grandissima stima dai suoi contemporanei e da moltissimi di coloro che dopo la sua morte ritennero di dover studiare il suo pensiero dal punto di vista umano. Una considerazione su di lui: tutti i suoi scritti- e sono tantissimi- nei quali manifesta il suo pensiero e sviluppa i suoi ragionamenti, sono caratterizzati da uno stile particolarmente sereno. Anche le polemiche sono state da lui condotte con espressioni sempre rispettose delle altrui personalit. Non pu dirsi lo stesso per i suoi critici marxisti: Antonio Labriola che presumeva di aver detto con i suoi saggi la parola definitiva sul marxismo e che, a proposito della crisi del marxismo farneticava di complotti internazionali, prefer la privata diffamazione. Come Bernstein era, secondo lui, “un cretino”, (oggi, come nel passato, nessuno,neanche un marxista ortodosso, considera tale il Bernstein!), cos, sempre secondo Labriola, Merlino era “un intrigante” (cos dice in una lettera inviata a Benedetto Croce) ed invi altre lettere ai suoi estimatori affinch ne rivedessero il giudizio.
Ma Labriola, almeno, morto marxista! Cosa dire di Leonida Bissolati, uomo politico senza dubbio di alto livello- quando, da marxista intransigente – prima di assumere posizioni lontane dall’ortodossia marxista e prima di diventare ministro del Regno – in un articolo pubblicato sull’Avanti, di cui era il direttore, non ha esitato a definire Merlino “uno spostato”. E non risulta che , successivamente, da revisionista, abbia ritenuto di ritrattare questo giudizio. Probabilmente se ne sar dimenticato!
Valgano per tutti le parole che Errico Malatesta scrisse su Francesco Saverio Merlino in un articolo commemorativo pubblicato all’estero nel 1932, due anni dopo la sua morte ( da rilevare che tra Malatesta e Merlino, da giovani amici inseparabili, si era successivamente rotta la stretta collaborazione politica che li aveva tenuti uniti dopo che per tanti anni, dinnanzi ai problemi della societ, avevano assunto oramai posizioni ben differenziate; tra loro, in qualche occasione, ci fu anche una polemica serrata ).
Malatesta, fra l’altro, in questo articolo disse di lui: ” Egli, che aveva voluto riunire tutti, fu da tutti abbandonato e rest un isolato. Gli anarchici, ai quali egli avrebbe potuto essere molto utile con le sue critiche spesso giustissime, non potevano certo seguirlo per il complesso delle sue idee e specialmente per le sue tendenze parlamentari; i repubblicani che lo trovarono troppo socialista, e i socialisti giudicarono che il suo socialismo restasse ancora troppo libertario. Forse anche questi ultimi temettero che egli sarebbe stato un concorrente pericoloso per il suo ingegno e la sua dottrina. Fu abbandonato da tutti; per conserv la stima di tutti, perch tutti riconobbero la sua perfetta buona fede ed il suo ardente desiderio di fare del bene alla causa generale dell’emancipazione e del progresso umano”.
4. Considerazioni personali
Ma io perch ho detto al Presidente del nostro Centro che avrei illustrato con piacere le conclusioni della mia ricerca su Francesco Saverio Merlino? Innanzitutto per rendere omaggio a Sandro Pertini il quale, come sappiamo, in pi occasioni si dichiarato socialista libertario e non socialista marxista. Poi, perch, a mio avviso hanno ragione, per citare due storici di rilievo, Massimo Salvadori e Antonio Landolfi.
Ha ragione Massimo Salvadori quando afferma ne ” La Sinistra Nella Storia d’Italia ” che oggi il socialismo liberale rappresenta il pi fecondo tra i fondamenti possibili di una cultura politica della Sinistra italiana di ispirazione socialista. Le ragioni del socialismo liberale – prosegue Salvadori – hanno oggi ritrovato la storia, divenendo fenomeno rinnovatore di quella Sinistra che le aveva in passato respinte e sconfitte.
Ha ragione Antonio Landolfi quando afferma, in un articolo pubblicato di recente su ” Le nuove ragioni del Socialismo “, rivista diretta da Emanuele Macaluso, che i partiti socialisti, i quali hanno conquistato la guida del governo ed hanno saputo mantenerla, sono quelli che hanno sviluppato i caratteri liberali del socialismo, che derivano dalla congiunzione della socialdemocrazia tradizionale – congiunzione che il Landolfi definisce giustamente storica – con il liberalismo progressista.
E’ questa congiunzione che ha permesso al socialismo europeo di fondare il proprio modello culturale sui due pilastri dello stato sociale e dello stato di diritto.
Lo stesso Landolfi, nel suo libro ” Il socialismo.Per uscire dalla catastrofe,. Il crollo, lo scandalo, il domani ” ricorda ed esalta la figura di Carlo Rosselli, proprio perch egli ha inserito esplicitamente nella cultura socialista il filone del liberalismo progressista europeo, realizzando l’accoglimento, nella vita del socialismo, delle istanze e delle forze reali del liberalismo progressista che si sono distaccate, anche traumaticamente nel corso di lunghi anni, dal liberalismo conservatore.
Ma perch ancora oggi parliamo di socialismo, di liberalismo conservatore e di liberalismo progressista? Le ideologie non sono cadute? Affrontiamo brevemente questo luogo comune.
E’ senza dubbio morta l’ideologia che – come la definisce Sergio Martano nella sua Introduzione molto articolata al libro di Jean Jaurs ” Primi lineamenti del socialismo in Germania: in Lutero, Kant, Fiche ed Hegel”, di cui ha curato anche la traduzione e le note, tutte di ampio contenuto e di commento – affermazione di certezze, negazione di criticit speculativa ed operativa.
Continua ad essere, per fortuna di tutti noi, viva e vegeta l’ideologia intesa nel suo senso etimologico, richiamato da Luciano Pellicani in un articolo pubblicato su Mondo Operaio di alcuni mesi fa: l’ideologia intesa come ” scienza delle idee “, come pensiero politico.
Guai a noi se si considerasse morta la scienza delle idee. Paradossalmente si dovrebbe considerare morto anche il pensiero!
D’altronde anche lo stesso Merlino ha confutato solo le teorie marxiste fataliste, le teorie che presumevano di poter descrivere quello che sarebbe stato lo sviluppo ineluttabile della societ e i principi sui quali esse si basavano. “Marx accorda al fatto storico…un valore assoluto: ne fa una fatalit. Tutto fatale nella storia: il capitalismo come la sua prossima caduta. Le parole fatale, fatalmente, si incontrano ad ogni linea del suo libro” (da La Societ Nouvelle). “Noi crediamo alla catastrofe, all’accentramento indefinito della ricchezza, all’esclusivismo economico, al modo comune di intendere la lotta di classe” (dalla Rivista Critica del Socialismo). Ha scritto su L’Utopia Collettivista: “Io non mi sono proposto di confutare ex professo Marx. A un tale compito non sarebbero bastate n le mie forze, n le quattrocento pagine di “Pro e contro il socialismo…”.
Costituirebbe un insulto non solo alla cultura politica, ma anche alla cultura in generale, il ritenere che tutto Marx vada buttato a mare. Vale per tutti il rapporto con Marx ed il marxismo cos come stato enunciato da Norberto Bobbio nel suo libro intitolato : ” N con Marx, n senza Marx” in cui detto chiaramente che a suo avviso il marxismo ” morto “, ma in cui altres messo in evidenza che della elaborazione generale da parte di Marx di categorie generali di comprensione storica, non si pu fare a meno per interpretare una realt anche diversa da quella da cui egli le ha derivate e a cui le ha applicate.
Anche Merlino, riletto oggi, pu generare qualche perplessit se ci si sofferma su alcuni suoi atteggiamenti, come ad esempio nella sua polemica con Turati, contro il cosiddetto “ministerialismo riformista” (oggi la grande maggioranza degli storici esprimono l’avviso che Turati aveva visto giusto), nonch sulla sua posizione nei confronti della rivoluzione sia pure considerata solo come atto conclusivo di un processo di trasformazione e di rinnovamento della societ, in polemica con Bernstein:”…non riteniamo possibile la trasformazione pacifica dell’attuale ordinamento capitalistico-oligarchico in un ordinamento democratico-socialista” (dalla Rivista critica del Socialismo).
Ma indipendentemente da queste considerazioni critiche nei confronti del Merlino, che possono anche avere il loro fondamento, non si pu non rilevare come egli abbia avuto la capacit di prevedere lo sviluppo concreto di molti fenomeni sociali enunciati in teoria e, molto tempo prima che si verificassero, abbia altres previsto le conseguenze negative che essi avrebbero prodotto. Resta altres il fatto che, nel definire l’essenza del socialismo, Merlino ha intuito che esso non poteva rappresentare la meta di una sola classe sociale. Egli, sapendo interpretare i sentimenti pi elevati di amore e di giustizia di tutti gli uomini, ha appunto intuito che il socialismo rappresentava in effetti l’aspirazione luminosa di tutta l’umanit ad un pi alto livello di benessere, di moralit e di civilt (dalla Rivista critica del Socialismo).
Ma perch egli citato meno frequentemente rispetto ad altri personaggi? Perch non ha promesso paradisi in terra n a breve, n a medio o lungo termine e, quindi, non poteva eccitare le masse.
Pu avere fondamento anche un’altra ragione considerata da Luciano Pellicani su Mondo Operaio di marzo-aprile 2003 in un articolo gi richiamato, intitolato “Pro e contro il socialismo”. Dice Pellicani: “Antonio Labriola – colui che veniva considerato il maggiore pensatore marxista della sinistra italiana – si rivel, a motivo della sua arrogante bigotteria e della sua crassa ignoranza della scienza economica, incapace di intendere le ragioni del revisionismo do Merlino. Il che non gli imped di scatenare nei confronti del medesimo una ignobile campagna di denigrazione, inaugurando cos quello che sarebbe divenuto, a partire dalla rivoluzione bolscevica, il modus operandi tipico degli intellettuali comunisti, il terrorismo ideologico. La campagna di Labriola ebbe pieno successo.
Merlino fu emarginato e sulle sue idee, ancorch solide e modernissime, cal il sipario del silenzio, Cos egli pass gli ultimi anni della sua vita nella pi completa solitudine, pressocch dimenticato da tutti”. In effetti, come ho ricordato all’inizio, non proprio nella pi completa solitudine.Conserv care amicizie anche se non molto numerose, come quella con Errico Malatesta, Luigi Fabbri ed altri.
Concludo ricordando alcuni brani del suo testamento politico, che scrisse pochi mesi prima della sua morte avvenuta , come ho detto all’inizio, il 30 giugno 1930, quando si sentiva prossimo alla fine. Questi brani sono riportati nell’impegnativo studio su Merlino di Aldo Venturini che ho menzionato pi volte. “Conservo viva nel mio animo la fiamma che riscald e illumin la mia giovinezza: mi sento a un d presso ci che fui, un amante della giustizia e della verit”.
Nella stessa pagina leggiamo : “Un dubbio mi assale: sono io ancora socialista? Se per socialismo si intende si intende una data organizzazione sociale per cui il lavoro sia organizzato secondo un piano unico dallo Stato e i prodotti siano distribuiti in modo uguale a tutti, no, non sono e posso dire di non esserlo mai stato.
Ma se per socialismi si intende un’organizzazione che consenta a tutti gli uomini di vivere lavorando e di esplicare liberamente le proprie facolt e a nessuno il diritto di opprimere gli altri e di usureggiare sulle altrui fatiche, oh!, questo socialismo ancora la mia aspirazione razionale e sar la bandiera nella quale morr avvolto”.
Ho terminato.
Grazie.
Francesco Mirante
BIBLIOGRAFIA
Francesco Saverio Merlino, Il Socialismo senza Marx – Scritti dal 1897 al 1930, a cura di Aldo Venturini , Massimiliano Boni editore.
Aldo Venturini, Alle origini del socialismo liberale – Francesco Saverio Merlino, Massimiliano Boni editore.
Antonio Landolfi, Storia del PSI – cento anni di socialismo in Italia da Filippo Turati a Bettino Craxi, Sugarco Edizioni.
Antonio Landolfi, Il socialismo Per uscire dalla catastrofe Il crollo, lo scandalo, il domani, Edizioni Associate.
Massimo Salvadori, La sinistra nella storia italiana, Editori Laterza.
Norberto Bobbio. N con Marx n contro Marx, a cura di Carlo Violi, Editori Riuniti.
Indro Montanelli (e altri autori), Storia d’Italia, Rizzoli editore.
Jean Jaures, Primi lineamenti del Socialismo in Germania: In Lutero, Kant, Fiche ed Heghel . Introduzione, traduzione e note a cura di Sergio Martano. Editore Il Tripode
Michel Mourre, Dizionario Enciclopedico di Storia, Oscar Mondatori.
I percorsi della Storia, Enciclopedia, Istituto Geografico De Agostini.
Luciano Pellicani, Ideologia, in “MondOperaio”, Rivista socialista fondata da Pietro Nenni e diretta da Luciano Pellicani, gennaio -febbraio 2003.
Luciano Pellicani, “Pro e contro il socialismo” in “MondOperaio”, Rivista socialista fondata da Pietro Nenni e diretta da Luciano Pellicani, marzo – aprile 2003. Antonio Landolfi, Niente pasticci: un forte partito socialista, in “Le nuove ragioni del socialismo” Mensile di cultura e politica riformista diretto da Emanuele Macaluso, ottobre 2003.
Grande dizionario enciclopedico, volume XII, U.T.E.T., 1970.
La piccola Treccani, volume VII, 1995.
“Pensiero e Volont”, Rivista quindicinale di studii sociali e coltura generale, diretta da Errico Malatesta, volume I, anno 1924.